In questi caldi, oziosi pomeriggi estivi, in cui tutto sembra rallentare fin quasi a fermarsi, il tempo diventa qualcosa che ci parla di noi. Schiacciato dal caldo, dalla luce accecante e dal suono ossessivo delle cicale,il vuoto che si crea intorno a noi sembra proprio parlare del tempo, della sua magia, e del rapporto che abbiamo con lui.
Appunto, il vuoto. Di solito, in una tipica giornata delle nostre siamo pieni di cose da fare, pensieri ed incombenze da gestire, scadenze e appuntamenti da incastrare e rispettare. E fin qui tutto bene: corriamo da una parte all’altra, pensiamo tre cose contemporaneamente senza soluzione di continuità, e ci rassicuriamo con l’idea di avere tutto sotto controllo.
Poi però arrivano giornate come questa. In cui, volenti o nolenti, siamo costretti a rallentare, a fare poche cose e lentamente (per evitare il collasso da calura!), e in più tutto intorno a noi sembra fermarsi, farsi silenzioso, diventare in un certo senso più vuoto del solito. Queste giornate diventano, in due parole, delle lande deserte. Con tutto il fascino del deserto: il fascino di un panorama insolito, quasi irreale, allo stesso tempo desolato ed immenso, vuoto e pieno di infinite possibilità, in cui la mente gioco forza si arrende e si affida.
In quel paesaggio può darsi che ti trovi bene, che ti abbandoni e ti lasci trasportare dal suo fascino misterioso, ma può anche darsi che no, che quel vuoto pneumatico diventi un nemico, una minaccia da contenere e annientare, qualcosa da riempire prima possibile. Perché il vuoto è appunto misterioso, imprevedibile, incontrollabile. Quando gira così, di solito non resta che una cosa da fare: ammazzare il tempo. Cioè, con quella landa desolata e misteriosa, che separa te dal prossimo impegno noto e calendarizzato, si arriva subito allo scontro. O lei o te!
Ecco, sono arrivato al punto. Quando usciamo da quel febbrile tran tran quotidiano, che siamo tanto abituati a maledire come una condanna all’ergastolo, ma che in realtà è una zona di comfort a cui siamo tutti tanto affezionati, quando ne usciamo e ci ritroviamo in un periodo di vuoto, con quel vuoto non sappiamo che farci. Perché il vuoto ci sposta da quella zona di comfort, ci porta in una terra nuova e sconosciuta, desolata e misteriosa. E peggio ancora, il vuoto per definizione non possiamo controllarlo. In un deserto non hai punti di riferimento, non hai certezze, e di sicuro non puoi avere nessun’idea di cosa ci sarà dopo la prossima duna. E questo, di solito, lo odiamo.
Così in quel deserto di giornata estiva, che ti separa dal prossimo appuntamento, hai due scelte a tua disposizione. Puoi scegliere il noto, il conosciuto, il già fatto: in una parola, prendi una delle tue abitudini più care e più conosciute e semplicemente ammazzi il tempo.
Oppure fai qualcosa di nuovo: esplori il deserto! Ti arrendi all’idea che sia un giorno diverso dai tuoi soliti, più vuoto e più aperto degli altri, e vai a vedere cosa c’è dietro la prossima duna! Ti dai cioè la possibilità di fare e scoprire qualcos’altro, qualcosa di nuovo, di sconosciuto. Divertiti a fare qualcosa che non hai mai fatto, che non sai come si fa e come ti verrà, incontra qualcuno o qualcosa di nuovo. Non si tratta di fare chissà quali pazzie rivoluzionarie. Va bene qualunque cosa: un hobby diverso, un’attività che non ti eri mai permesso, un libro che non avresti mai letto, la ricetta che non avresti mai provato.
Perché la cara, vecchia abitudine è sì conosciuta e rassicurante, ma è anche estremamente noiosa! Quello che già sai fare e ti piace fare lo conosci già! E non ti porterà mai niente di nuovo, non sarà mai una crescita, un’esperienza nuova. Non potrai mai sperimentare un TU diverso in qualcosa di diverso. Invece credimi, è una piccola, grande esperienza da fare!
Quindi se ti va, fammi sapere come te la cavi tu con questi pomeriggi di vuoto spinto, e se riesci ad avventurarti come un esploratore curioso! E soprattutto raccontami quello che scopri di nuovo, dentro e fuori!