C’è una vasta letteratura psicologica, di tradizione junghiana, che guarda agli dei del pantheon greco come ad archetipi culturali che in qualche modo muovono ed influenzano il nostro inconscio collettivo. Per quanto io non sia un professionista del settore, ho sempre trovato interessante e stimolante questa visione e vi ho ritrovato molti spunti di riflessione davvero validi, sia nei miei percorsi personali che nei cerchi di uomini che tengo.
Studiare gli archetipi maschili che emergono dal pantheon greco è un ottimo modo per guardare quelle pulsioni profonde che si muovono dentro di noi, danno forma ai nostri modelli maschili, muovono le nostre azioni e reazioni. Guardare forza e debolezze di questi archetipi ci permette di dare uno sguardo alle nostre luci e ombre personali. E lo studio di quelli maschili in particolare, l’ho trovato di grande valore nel momento in cui uno cerca di guardare con più consapevolezza ai modelli maschili che nella vita ereditiamo, all’idea di Maschile che portiamo dentro di noi, e ai modi in cui qualche volta abbiamo voglia di farlo evolvere.
Voglio iniziare a parlare di questi archetipi partendo da Apollo: il dio del Sole, bello, amato da tutti, figlio prediletto del padre Zeus, protettore delle arti e delle Muse. Amante del bello e dell’armonia, abilissimo e inesorabile con l’arco, razionale e misurato, era naturalmente portato verso un distacco olimpico da tutti gli eventi. Non si faceva mai coinvolgere nelle dispute di nessuno, né nelle diatribe tra gli dei, né tanto meno in quelle degli uomini: istigato da Marte a prendere una posizione nella guerra di Troia, dichiarò di non avere nessun interesse alle questioni degli uomini e di non essere disposto a “sporcarsi le mani”, resistendo anche alle provocazioni di quella testa calda di Marte.
Se queste caratteristiche ce le immaginiamo riportate su una persona, piuttosto che in un dio, possiamo vedere un uomo estremamente piacevole, equilibrato, carismatico e razionale, incline alle arti, e probabilmente di bell’aspetto. Il ritratto perfetto dell’uomo “vincente”, del golden boy. Perché Apollo di fatto, così com’era il prediletto sull’Olimpo, ha le tipiche caratteristiche maschili che nella nostra società sono riconosciute come positive e vincenti: equilibrio, distacco, razionalità, moderazione e forza di volontà. Quindi l’uomo perfetto da assumere se sei un capo, e da sposare se sei una donna! Ma. Permettimi di tirare fuori i “ma”.
Punto primo: papino. Sì, Zeus. Proprio come il dio, un uomo Apollo facilmente ha un padre tosto e autoritario, che lo sostiene e lo approva solo fin quando fa quello che ci si aspetta da lui. L’uomo Apollo è fondamentalmente un figlio, competitivo ed ambizioso nella vita perché vincere lo farà sentire amato ed approvato dagli altri, papino in primis. Il che implica il mettersi continuamente a confronto con gli altri per sentirsi il migliore. E soprattutto fare quello che gli altri si aspettano, frequentare l’università che gli altri vogliono lui frequenti, affermarsi nella vita e nel lavoro, probabilmente mettere su famiglia nei canoni più apprezzati dalla società. E pazienza se questo non è ciò che veramente vuole, nella vita di un uomo Apollo non c’è posto per i “colpi di testa” o i “capricci”: sarà lui stesso a negarseli, dall’alto del suo distacco olimpico. Fino a quando questo non diventerà un peso insostenibile.
Punto secondo: ok, Apollo ha le tipiche caratteristiche olimpiche e “solari” che riconosciamo all’Eroe. Ma attenzione, perché Apollo non si faceva tirare dentro alle diatribe, alle sfide, nessuno riusciva a spingerlo a fare “quello che va fatto”. Il suo rinomato distacco gli permettevano di guardare tutto da lontano, senza farsi toccare nel profondo da nessuna causa, nessuna impresa. Non a caso la sua arma era l’arco: rappresenta sì la sua capacità di mirare a obiettivi lontani con precisione e volontà, di “vedere lungo”, ma è anche l’arma che gli permette di restare sempre lontano dal bersaglio. E questo benedetto distacco gli impedisce alla fine di fare il fatidico passo in avanti, lasciarsi coinvolgere e mettersi in gioco nelle sfide. Questo non è il ritratto dell’eroe: non è il capitano della squadra, ma quello che resta in panchina.
Punto terzo: le donne. Punto dolente di Apollo. Apollo aveva una sfortuna totale con le donne. Giusto due esempi. Dafne: dopo una discussione con Apollo che prendeva in giro il suo arco, Eros colpisce il dio con una freccia d’oro che istilla amore e Dafne con una di piombo che istilla ripulsa. Risultato, lei scappa inorridita da un Apollo travolto d’amore e presa dalla disperazione chiede al padre, dio del fiume, di trasformarla in una pianta d’alloro. Fine della storia d’amore. Esempio due, Cassandra: a cui il dio aveva promesso di insegnare l’arte della profezia in cambio del suo amore, e che alla fine non mantiene la parola data. Apollo, non potendo riprendersi ciò che le aveva insegnato, per vendetta decreta che nessuno le avrebbe più creduto. E sappiamo poi com’è andata a finire. Insomma, le storie d’amore sfortunate di Apollo non si esaurirebbero qui, ma la domanda resta: perché il dio solare, bello, amato ed ammirato da tutti, ha tutta questa sfortuna con le donne? Perché il prezzo da pagare per essere così equilibrato, imperturbabile e olimpico, è la distanza dalle proprie emozioni. E difficilmente una donna può accettare una relazione profonda con un uomo incapace di apre il proprio cuore, di guardare dentro le proprie emozioni e di farsi toccare da queste, belle e brutte che siano.
A leggere quello che ho scritto fin qui viene da pensare che io ce l’abbia a morte con Apollo. Tutt’altro! Io sono stato per molto tempo un Apollo, amato e coccolato dai genitori, che ha sempre fatto quello che gli altri si aspettavano, il bravo ragazzo con buoni voti a scuola, salutista ed equilibrato. Però ad un certo punto sono andato in crisi, e sono arrivato ai ferri corti con il mio Apollo, perché a trent’anni non riuscivo a capire cosa volevo dalla vita (era una domanda che non mi ero mai davvero posto) ed ero stanco di sentirmi chiedere “tu cosa provi?” e non riuscire a rispondere un bel nulla.
Che ne pensi? Ti risuona qualcosa della storia di Apollo? Quanto ti senti vicino a lui come caratteristiche? Sono partito da Apollo non per caso: è uno degli archetipi maschili più “vincenti” nella nostra società, più apprezzati e sostenuti. E credo che noi maschietti prima o poi ci siamo trovati a doverci fare i conti, sia che lo abbiamo trovato forte dentro di noi, o che ce l’abbiano proposto come modello da fare nostro.
E a guardare un po’ le caratteristiche che ho messo in fila viene da pensare che essere un Apollo, essere il “golden boy”, non è poi tutta questa favola. Può andar bene per un certo periodo (un adolescente Apollo probabilmente se la passa bene), ma per crescere e diventare un uomo c’è bisogno di fare qualche passo in più, c’è bisogno di fare posto a qualche altro archetipo. Sì, ma quale? Un consiglio in tal senso viene ancora dal mito: a Delfi, luogo di culto dedicato ad Apollo, il dio stesso ad un certo punto fece posto a Dioniso. Per i tre mesi invernali a Delfi veniva adorato Dioniso, un dio che era l’esatto opposto di Apollo. Ecco, il punto è un po’ questo: il razionale e distaccato Apollo, simbolo stesso della parte destra della mente, di tanto in tanto ha bisogno di fare posto nella propria vita alla parte sinistra della propria mente, al sentimento, l’intuizione, la fusione estatica, la magia. Ha bisogno in una parola di lasciarsi andare, immergersi nel momento presente, nella sensazione fisica, erotica, nel sentimento, nella propria vita interna ed esterna, senza filtri né distanze.
Nella mia storia, Dioniso è arrivato con una donna, che ha portato Dioniso nella mia vita, ha portato i sensi, il sentimento, la follia sana, il qui e ora. E questo mi ha costretto a guardare in faccia chi ero e cosa volevo. Perché a quel punto andare avanti voleva dire alzarmi dalla panchina ed entrare davvero in campo, immergermi nella vita, sporcarmi un po’, sbagliare e beccarmi la disapprovazione degli altri. Non poteva succedermi niente di meglio!
E tu, quanto spazio lasci nella tua vita a Dioniso? Riesci a danzare con lui, o te ne resti tranquillo nella tua olimpica panchina? Dai, raccontami la tua storia, io ti ho raccontato la mia!
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