Benvenuto nella tredicina di Akbal! Com’è andata con quella appena finita, la tredicina di Oc? Oc può essere un nawal impegnativo, che ci chiede di impegnarci nell’essere onesti e sinceri con noi stessi, e giusti verso gli altri. Può essere un bellissimo, intenso momento di crescita personale, di presa di responsabilità e coscienza. Ma può anche diventare faticoso, difficile, se questo senso di giustizia e responsabilità lo proiettiamo fuori di noi, rischiando così di sentirci schiacciati da doveri e figure autoritarie.

Abbiamo fatto un lungo percorso fin qui, attraverso le 14 precedenti tredicine del calendario sacro maya, e finalmente adesso arriva la tredicina di Akbal! Perchè la prima cosa che mi viene da dirti, è che la tredicina di Akbal è un tempo per riposare. Attenzione però, non sto parlando di ozio, telefilm e patatine sul divano ecc… Parlo di un tempo di riposo, presente, cosciente, prezioso.

Fai conto di essere in cammino lungo un sentiero, sono ore che cammini lungo stradine scoscese erte, boschi e crinali. Adesso lungo la strada trovi una panchina, e lì ti fermi: ti guardi indietro, misuri la strada finora fatta, guardi il bellissimo panorama davanti a te, ti perdi ascoltando il silenzio che ti circonda, e soprattutto ascolti come stai, come ti senti, come ti fa sentire essere immerso in tutto questo. Ecco, questo è Akbal. 

Non è facile parlare di Akbal, trovo che sia uno dei nawal più “sottili” e difficili di tutto lo T’zolkin. Akbal è il nawal che ci mette in contatto con la nostra parte inconscia, e con l’inconscio collettivo. Quando siamo in contatto con Akbal, siamo in un posto dove arrivano nuove visioni e nuove intuizioni, che provengono da livelli sottili dentro ed intorno a noi. Akbal è associato all’alba, a quel momento di silenzio in cui il blu profondo della notte comincia lentamente a sfaldarsi in mille colori diversi, quel momento in cui l’aria si ferma sospesa tra il giorno e la notte. 

Per questo, la tredicina di Akbal diventa un momento per ritirarci, stare in silenzio dentro noi stessi, ascoltando le sensazioni raccolte lungo il nostro cammino, e ricevere nuove immagini ed intuizioni dai nostri Antenati, dal Cuore del Cielo e dal Cuore della Terra.

E tu, riesci di tanto in tanto a stare da solo con te stesso? Lasciare fuori tutto il resto, le cose da fare e gli appuntamenti da rispettare, e semplicemente stare dentro di te, nella pace e nel silenzio. Spesso non è facile, perché nella nostra società siamo spinti a stare continuamente nel fare: correre, fare cose, ricevere input, tenere la testa o il corpo costantemente impegnati. Questo ci fa sentire attivi, efficaci, produttivi, che non stiamo sprecando il nostro tempo. Ma è un’illusione. Perché fermarsi e stare nel non fare, nell’ascolto di noi stessi, è importante tanto quanto, se non più, del fare. Abbiamo bisogno di stare dentro, perché è lì che scopriamo quello che vogliamo fare, qual è davvero il nostro cammino e le nostre vere scelte: allora possiamo veramente uscire fuori e stare nel fare, coscienti di quello a cui stiamo puntando, di dove stiamo andando. Altrimenti è il solito criceto sulla ruota.

Questo è quello che ci chiama a fare Akbal nella sua tredicina. Stai nel non fare, stai dentro di te, ascolta come stai, di cosa hai bisogno, cosa vuoi. Puoi meditare, o semplicemente prenderti un tempo per rilassarti senza fare nulla, ma presente a te stesso, rilassato ma vigile, in pace ma in ascolto. E in quel silenzio, in quel vuoto, resta aperto a nuove visioni, a nuove intuizioni: di sicuro, se sarai connesso con te stesso e con quel punto di vuoto, Akbal avrà nuovi messaggi da portarti!

A presto, e buon non-fare!