Ciao, e ben ritrovato per una nuova tredicina insieme!

Abbiamo appena superato il tempo di Ben, un tempo per esplorare il nostro potere di materializzare, moltiplicare e rinnovare i frutti lungo il nostro percorso. Com’è andata? Sei riuscito a goderti l’energia di questi giorni, a restare centrato sul tuo potere, a sentire quanto può essere gioioso e leggero, quando fluisce in armonia con il resto della tua vita?

Bene, oggi entriamo in una tredicina che sembra avere tutta un’altra energia, ma attento, solo apparentemente! Il bastone della parola oggi passa da Ben a Kimi, il signore della morte e della trasformazione. E so che qualcosa nello stomaco ti si è già contratto…! Perchè noi come società e cultura abbiamo un pessimo rapporto con la morte: non se ne parla, è un tabù, la si evita il più possibile, e quando succede è solo dolore e dramma. Facciamo di tutto per rimandarla, per evitarla, e arriviamo quasi sempre a quel fatidico momento, totalmente impreparati. Ma la verità è che, se di una cosa siamo sicuri da quando nasciamo, è che prima o poi dovremo morire. E questo pessimo rapporto finisce con il riflettersi non solo nei momenti in cui avviene una morte fisica, ma anche in tutte quelle piccole, grandi morti di cui la nostra vita è costellata: la morte di una fase della nostra vita, la morte di un periodo lavorativo, la morte di un’amicizia, la morte di una relazione.

La verità è che, se ci pensiamo bene, tutto nella nostra vita è in continua trasformazione, e noi con lei. Cambiamo interessi, attività, lavoro, relazioni, casa e città. La nostra vita è in un flusso costante e non resta mai uguale a se stessa, cambia continuamente per piccoli impercettibili cambiamenti o per salti bruschi e violenti. E per noi questo è un male, perchè siamo abituati a pensare e a volere che le cose restino sempre uguali, per sentirci tranquilli e solidi. Ma la verità è che in questa continua trasformazione vi è una fonte inesauribile di crescita e di salute per noi stessi.

Guardati un attimo indietro: pensa a quei momenti della tua vita (uno, almeno, ti verrà in mente subito) in cui hai fatto una specie di “scalino”, un “salto quantico“. Un momento in cui ti sentivi alla fine di una strada, i vestiti e le abitudini che avevi tenuto fino a quel momento non ti funzionavano più, ti andavano ormai stretti. E di colpo la vita si è messa in marcia, cambiando tutto: magari hai cambiato lavoro, hai chiuso una relazione, perso di vista amici, cambiato casa. Magari tutto questo insieme o in rapida successione. In quella fase ti sentivi perso, senza più punti di riferimento: davanti avevi un buco nero, un enorme punto interrogativo. Ma se ci ripensi ora, in quel momento hai cambiato pelle e hai fatto un salto in avanti, diventando qualcos’altro, o se preferisci una versione nuova e cresciuta di te stesso. Quanto è stato importante quel momento? E quanto ora ti viene voglia di benedirlo?

Invece spesso noi tendiamo ad attaccarci alle cose, anche quando sono ormai morte e pronte per essere lasciate andare. Quanta sofferenza si genera in quei momenti? Per esempio, le relazioni d’amore: se è evidente che ogni cosa della nostra vita si muove lungo un ciclo, in cui ha un inizio, una crescita e poi una fine, perchè quando finisce una relazione d’amore dobbiamo viverla come un fallimento, un errore? Perchè se una relazione non dura “per sempre”, allora vuol dire che in qualche modo era “quella sbagliata”? Perchè non posso benedire quella relazione, senza guardare se è stata breve o lunga, ringraziare la Vita per averla avuta, ringraziare i passi fatti in quel tempo, ringraziare anche la persona con cui l’ho condivisa e con cui sono cresciuto? E poi lasciarla andare?

Ecco, questo è quello che viene a dirci Kimi. La nostra vita è un continuo flusso di trasformazione, morte e rinascita. E attraverso questi infiniti cicli di rinnovamento, noi camminiamo e cresciamo. E scopriamo sempre più chi siamo e cosa vogliamo. Perchè in quei momenti di salto, in cui perdiamo le vecchie abitudini, le vecchie relazioni, i vecchi punti di riferimento, letteralmente perdiamo una pelle, e ritroviamo un punto più profondo di noi stessi, in qualche modo la nostra essenza.

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In questo sta il senso della parte del corpo a cui Kimi è associato: le ossa. La parte, cioè, che resta quando tutto il resto è perso e andato, l’essenza più interna di noi. Come d’inverno, quando le foglie cadono e la natura si ritira in se stessa, e quello che resta sono solo degli scheletrici tronchi nudi. Ma alla fine, è quel tronco nudo è ciò che sopravvive all’inverno, e che a primavera avrà l’energia per dare il via ad un nuovo ciclo, ad una nuova primavera.

Non è una lezione facile per noi da integrare, lo so. Ma abbiamo tanto da imparare e da guadagnare nell’aprirci al messaggio di Kimi. E tornando all’inizio di questo post: perchè la differenza tra Ben e Kimi è solo apparente? Perchè il gioioso potere di moltiplicare e rinnovare di Ben passa anche dall’aprirsi al flusso incessante della Vita, al suo continuo morire e rinascere nuova.

Quindi buona danza con il signore della trasformazione! L’augurio migliore che posso farti è: fai di Kimi il tuo alleato migliore, e continua a camminare, a morire e rinascere, nuovo e luminoso, ogni volta che sorge il sole!