Un pomeriggio di qualche giorno fa ero in auto, un piccolo viaggio in compagnia un ragazzo sulla ventina. Stavamo parlando della sua relazione attuale, di come sta andando e di come si sente a stare con la sua ragazza. Mi racconta che è la sua prima relazione importante, e che è la prima volta in cui i rapporti sessuali diventano un tema importante. Ad un certo punto fa una pausa, sembra inciampare su un pensiero, e alla fine mi dice: “è che io non ho voglia di fare l’amore con lei tutto il tempo, tutte le volte che ci vediamo. Certe volte vorrei solo stare con lei, tenerci abbracciati, parlare e stare semplicemente così”.
E mentre cercavo una risposta sensata, mi sono scontrato con un primo problema tutto mio: non avevo idea di come rapportarmi con lui, come parlargli di certi argomenti, che tipo di supporto e di ascolto offrirgli. Perchè, e me ne rendo conto in un attimo, tra le tante cose che noi uomini abbiamo perso, che abbiamo disimparato a fare tra di noi, una delle più importanti è essere mentori. Non sto parlando di una figura paterna, di saper guidare un figlio maschio, consigliarlo nei dubbi, o che ne so, insegnargli a radersi o a farsi il nodo alla cravatta.
L’immagine che mi sale alla mente è una comunità di uomini in cui i più anziani sono un punto di riferimento per i più giovani. Un cerchio di cui i ragazzi possano sentirsi parte, in cui sentirsi accolti e sostenuti, guidati in quello per cui sentono bisogno.
Ecco, nella nostra società questa parte si è persa completamente, forse da secoli. Ed è una perdita enorme. Perchè penso che i giovani, per quanto debbano esplorare, mettersi alla prova, conoscersi da sè, hanno bisogno e diritto di potersi confrontare, specchiare nell’esperienza di uomini più grandi. Uomini magari diversi da loro per indole, scelte, fase di vita, ma con cui possano avere un dialogo, condividere dubbi, chiedere consigli. E soprattutto, un cerchio di compagni, fratelli (di cuore se non di sangue), in cui possano sentire che nel loro personale viaggio, nel loro cammino di crescita come uomini, non sono soli.
Perchè oggi, come probabilmente anche prima, credo che i giovani uomini, nell’esplorazione di sè, delle loro passioni, dei loro sogni, del proprio cuore, siano spesso lasciati soli. Soli a confrontarsi con modelli sociali pesanti, senza poter distinguere tra quelli più luminosi e quelli distorti, o poter vedere la possibilità di sceglierne alcuni e rifiutarne altri.
Quel confronto, quella fratellanza tra uomini giovani e anziani, si è persa, ed entrambe le parti adesso continuano le proprie strade senza più alcuna capacità di parlarsi, di confrontarsi. È successo a me in quella macchina, come credo possa succedere prima o poi a qualunque uomo che abbia superato la quarantina. Cosa rispondere ad un ragazzo che sembra trovare sbagliato alla sua età sentire il bisogno di intimità, tenerezza, condivisione emotiva con una ragazza? In fondo è vero, ai miei tempi se un ragazzo avesse espresso certi dubbi, certi bisogni, si sarebbe beccato subito del “finocchio”. Il problema quindi è la solita immagine dell’uomo perennemente allupato, fissato con il sesso, alla continua ricerca di uno sfogo fisico? E se non sei così, ti senti sbagliato?
Per la cronaca, se ancora ve lo state chiedendo, a quel ragazzo ho risposto che va benissimo così. Che fa bene a cercare un contatto più profondo con lei, e che dovrebbe dirglielo. E di non vergognarsi mai di quello che sente. Avrei solo voluto fossimo in cerchio, con altri uomini, giovani e anziani, a tenere insieme un fuoco acceso, parlare, e condividere le nostre paure, i nostri dubbi, i nostri passi. Perchè quella chiacchierata alla fine ha fatto bene a me quanto, spero, a lui.
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