Lo scorso weekend io e la mia compagna Nike abbiamo tenuto il secondo incontro del percorso La Medicina degli Elementi. Con i partecipanti abbiamo esplorato le energie dell’Elemento Aria, le sue qualità, il suo potere come alleato, le pratiche collegate ed il nostro spazio mentale come aria interiore.

Ma oggi non volevo parlare tanto del lavoro di questi due giorni passati, e neanche di tutto il resto del percorso, che, per inciso, mi sto godendo ad ogni passo! Nel cerchio dei partecipanti c’è una coppia. Entrambi si sono iscritti al percorso per approfondire aspetti e pratiche delle tradizioni sciamaniche legati alla Natura e anche per esplorare un po’ se stessi. Come succede spesso, uno dei due era più deciso e sicuro, l’altro più titubante e timido. Ma ognuno è entrato nel cerchio portando il proprio vissuto personale, i propri talenti e le proprie difficoltà, la propria storia. E questo al di là della loro relazione, del loro percorso come coppia. Perchè quando si forma un nuovo cerchio di praticanti, è un lavoro magico e sottile di tessitura di tante diverse energie, presenze e modi di relazionarsi. E quando nel cerchio c’è una coppia (o più coppie) è come se in questo tessuto aggiungessimo un filo in più. Fatto di quello che scorre tra loro due, del loro percorso insieme, delle loro dinamiche di coppia. A dirla tutta, questo filo in più dovrebbe esserci il meno possibile, ma siamo esseri umani e non possiamo far finta che non ci sia! E quindi tanto vale contarlo nella trama e vedere cosa fa.

E in questi giorni è stato bellissimo vedere come entrambi si siano lasciati reciprocamente lo spazio necessario per poter fare le proprie esperienze, le pratiche e gli esercizi, ed esplorare quello che da dentro ognuno di loro emergeva. E non è per niente scontato: perchè quando si è in una relazione, mille cose, pur con tutto l’amore di questo mondo, possono affaticare questa parte. Tra partners, anche istintivamente, ci proteggiamo l’un l’altro, ci preoccupiamo quando vediamo l’altro soffrire o fare fatica, e magari reagiamo quando l’altro tocca qualcosa di sè che ha a che fare con la relazione. Tutto questo finisce per complicare lo spazio di cui ognuno di noi ha bisogno per praticare e lavorare su di sè.

Perchè se io mi preoccupo per la mia compagna, sto spostando tanta (se non tutta) la mia energia da me a lei. Se la vedo soffrire e “corro a soccorrerla” per farla stare meglio, le impedisco di entrare a pieno in quello su cui sta lavorando. E se trovo qualcosa da ridire o precisare quando lei parla della nostra relazione che lei ha bisogno di guardare più in profondità, le sto complicando, se non bloccando, la strada.

Insomma, quando si è in cerchio, essere in coppia e innamorati l’uno dell’altro può diventare un problema se non si sta attenti! Ma è proprio questo l’aspetto più bello: l’attenzione che lo stare in cerchio ci chiede, ha a che fare col rispettare lo spazio dell’altro, la sua libertà di esplorare tutto quello che desidera, di mettere in discussione quello che ha bisogno di rivedere, anche di toccare qualcosa di doloroso, stare male e sbattere contro qualunque cosa possa incontrare nel percorso. E questo non è sempre facile: magari c’è un “soccoritorre” dentro di noi da mettere da parte, un “protettore” da lasciare in panchina una volta tanto, un tizio che non vuole sentirsi dire che la sua relazione non è perfetta che va tenuto buono.

E semplicemente stare, in cerchio, accanto al nostro partner come a qualunque altro partecipante, e lasciarlo camminare, esplorare e splendere. Ricordandoci che è una persona, al di là di noi e della nostra relazione. E questa è la sfida, e l’enorme, bellissimo insegnamento che il lavoro in cerchio può portarci come coppia. E se non lo vogliamo chiamare insegnamento, perchè in fondo è una cosa che sappiamo già, allora prendiamoci l’onestà di dire che è un promemoria importante di cui ogni tanto abbiamo bisogno!

E succede lo stesso, e anche di più, quando si conduce un cerchio insieme come coppia. E qui mi chiamo in causa, io e anche Nike. Perchè dobbiamo guardare con occhi nuovi e sempre attenti gli spazi l’uno dell’altra, tessere insieme il modo migliore per sostenere il lavoro del cerchio, ballando insieme in sincrono senza perdere il ritmo e senza pestarci i piedi. Riconoscendo le qualità dell’altro, in cosa è più bravo di me, e cosa invece io posso portare di mio per il cerchio e per sostenere il suo lavoro. Io e Nike abbiamo avuto due maestri di sciamanesimo, Alessandra Comneno e Maurizio Balboni, che da questo punto di vista sono stati un esempio continuo ed un grande insegnamento. Sempre attenti l’uno all’altro, a fluire con l’energia del gruppo danzando insieme, comunicando e restando in connessione l’uno con l’altra in mille modi. Erano due persone, ed erano una coppia, ed ognuno brillava della propria energia e brillavano insieme come una coppia di conduttori. Nei loro cerchi ho visto quanto potente e bella può essere una coppia che danza insieme in una relazione consapevole e sana, e quanta magia può creare.

Mille volte ne abbiamo parlato, io e Nike, rendendoci conto di quanto la relazione a due sia importante per chiunque di noi, come singoli e come società. E quanta differenza per il percorso personale di ognuno faccia imparare ad entrare nella relazione in maniera consapevole. Consapevoli di noi stessi, della nostra storia personale, di quello che l’altro ci porta, e di quello che insieme andiamo tessendo in quello spazio condiviso. Per poter davvero danzare insieme, uno accanto all’altro, come due persone autonome e presenti che si scelgono ogni giorno.

Per questo, danzando insieme, io e Nike abbiamo creato una consulenza per coppie che vogliono lavorare sulla loro relazione, imparando a guardarsi l’un l’altro con occhi nuovi e più consapevoli, e a godersi nel modo migliore la danza della loro storia insieme. Ricordando che, nonostante tutta la strada fatta finora insieme, l’altro resta sempre per noi un Grande Mistero da esplorare.